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Generalmente si distingue tra le ragioni artistiche e quelle scientifiche e assai spesso si contrappongo-no i due ambiti come se si riferissero a realtà diverse. Concezione assai parziale da contrastare radicalmen-te.

E siccome la Foncanesa in oltre sei lustri di attività ha mirato consapevolmente alla integrazione dei due aspetti della umana attività, non sarà qui fuor di luogo renderne conto in termini razionali e artistici. Non esiste alcuna distinzione tra arte (musicale, pittorica, poetica...) e scienza (matematica, chimi-ca, medicina...) le quali entrambe si possono invece considerare come due modi certo distinti, ma con-vergenti, di osservare la condizione umana. La scien-za ne fornisce l’analisi, indagando sugli sviluppi pri-mordiali della vita (le cellule, gli atomi, le particelle sub-atomiche...), mentre le arti tendono alla sintesi (la bellezza della vita, l’armonia dell’arte, l’equilibrio dell’agire morale...): distinguere le due categorie sarebbe incompleto: lo scienziato che indaga sulle leggi più recondite della biologia e lì si ferma agirebbe come colui che calcola la resistenza delle colonne di cemento e degli altri elementi strutturali delle costruzioni e non si curasse minimamente degli scopi dell’edificio che vuole realizzare; l’artista che si di-sinteressasse degli elementi costitutivi della bellezza somiglierebbe a un cantante che cercasse la bellezza per tentativi, cercando di stabilire quando un acuto diventa eccessivo e fastidioso e quando un ritmo di-venta angosciante e ripugnante.

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I numeri da soli, sen-za la considerazione dei fini, sono inutili; la ricerca del bello senza riferimenti precisi è pura improvvisazione.La prova più grandiosa di questo la abbiamo addos-so, quando ci commuoviamo davanti al trionfo della primavera, che altro non è se non il trionfo del bello, cioè della vita armoniosamente organizzata. Quella che normalmente chiamiamo bellezza altro non è che l’armonia dei componenti, realizzata secondo un do-saggio di cui difficilmente riusciamo a cogliere i ter-mini, ma di cui senza esitazione riconosciamo i con-notati.

Lo annunciava un grande filosofo come Kant, ma lo ripetono i matematici attuali che nell’esplora-zione della realtà razionale trovano componenti di cui non sappiamo bene spiegare la natura, ma di cui riconosciamo la fioritura. La bellezza rinascimentale (nelle arti, nella musica, nella poesia) si basava sulla scoperta della sezione aurea, come quella classica si avviò con la scoperta di quei numeri “irrazionali” la cui natura ci sfugge, ma la cui realtà ci circonda.

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I templi e le statue dei Greci erano “belli” e lo sono tuttora perché tenevano conto di quei rap-porti numerici che ancora non riusciamo a precisare a pieno, ma di cui siamo parte. Si spiegano così gli effetti terapeutici di certe fruizioni artistiche, quando i misteriosi rapporti molecolari del nostro organismo corrispondono alle armonie, probabilmente eterne, di cui siamo circondati.Problematica di altissima prospettiva di cui speria-mo che i nostri nipoti (più o meno lontani) possano riconoscere i termini e superare i traumi dell’esisten-za che ancora ci assillano dato che ne intuiamo la natura ma non riusciamo a raggiungerne l’algoritmo analitico.

Chissà quante generazioni dovranno trascorrere per stabilire la formula primordiale della Mens sana in Corpore sano. Ma se la scienza è ancora lungi dalla meta di cui solo i filosofi e i poeti per adesso riescono a immaginare l’avvento, la sinte-si artistica già da 25 secoli ha raggiunto la perfezione, che chiamiamo classica, che costi-tuisce un saggio della perfezio-ne umana nel campo delle arti: negli altri campi (sociali, poli-tici, relazionali) i passi avanti rispetto all’uomo delle caverne sono stati pochissimi. Come disse un poeta siciliano che fu insignito col premio Nobel.La premessa che abbiamo fatto è essenziale per compren-dere come la FONCANESA associ costantemente alla propria attività di sostegno alla ricerca scientifica più avanzata, una programma-zione artistica prestigiosa.

Non è un ornamento aggiuntivo, è la sostanza, certa, sebbene inesplicabile, di quel trionfo della vita a cui tende tutta l’umanità.In questo cammino l’arte della Foncanesa ha seguito un itinerario sempre più consapevole. Le prime locandine delle sue serate musicali avevano un taglio monotematico che progressivamente è virato verso quello antologico. Nel campo musicale la perfezione dell’arte si raggiunge generalmente nell’opera lirica, nella quale, come nei grandi poemi dell’umanità, da quelli indiani fino ad Omero e poi da Omero fino a Goethe, si riflettono tutti gli aspetti dell’umanità: le sue passioni perverse e i suoi vertici celestiali.

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Il Canto del Beato ancora viene recitato con le stesse sonorità con cui fu creato 25 secoli addietro: il poema della redenzione umana attraverso la bellezza paradisiaca del Beato anticipava i passi della liberazione dal male realizzata da Margherita. Ma, come avviene in tutte le creazioni umane vaste, accanto ai brani più luminosi ci sono quelli strutturali o semplicemente sfilacciati: “Qualche volta si addormenta anche il buon Ome-ro” dicevano gli antichi, nel senso che dopo le pagine immortali di Nausicaa o Andromaca, c’erano lunghis-sime tirate retoriche francamente noiose. E lo stesso vale per l’opera lirica. Anche nei capolavori ci sono abbas-samenti di intensità, o addi-rittura macchie di sciatteria. Così la FONCANESA progres-sivamente ha preferito il con-certo antologico: dove ci sono le vette scintillanti dell’opera italiana (o europea), ma libe-rate da quei tratti preparatorii che servono come antefatto per le liriche sublimi. Del resto le parti di raccordo sono ben note a tutti. Tutti sanno chi è e che cosa rappresenta Figaro, senza bisogno di sciorinare se-quele interminabili di scenette rococò che avevano fatto il loro tempo anche nell’Ancien Régime. Antologie dunque, cioè composizioni di fiori della bellezza indiscutibile dell’arte umana di cui gran parte della gloria è italiana.

In questa programmazione le scelte artistiche di Marco Impallomeni e la direzio-ne orchestrale di Carmen Failla sono state concordi e hanno facilmente raggiunto l’obiettivo grazie al contributo di artisti di acclamata fama internazionale. Ne ripercorriamo qui gli annali come esempio di una continuità stilistica consona con le finalità di eleva-zione spirituale di cui abbiamo indicato i termini esal-tanti. Le altre presenze artistiche ed il loro contributo risultano dalle cronache.2014 Protagonisti il tenore Marcello Giordani, il soprano Daniela Schillaci e il baritono Giovanni Gua-gliardo. Sul leggio brani del più applaudito repertorio romantico: Bellini,Rossini, Donizetti, Verdi e anche Puccini erede dei romantici e iniziatore di un verismo ancora poetico, seppur venato di realismo amaro.

Danze poetiche, raffinatezze melodiche, capolavori musicali. Il filo conduttore che li congiunge è significativo anche se sul momento si bada più al sogno romantico che non alla realtà umana circostante. L’opera lirica ottocentesca si ispirava a storie tragiche, come quella di Norma che si conclude con la morte dei due tragici amanti, o quella della Traviata che si conclude con le estreme sofferenze di una innamorata eroica. E che c’è di ammirevole in questo? La vittoria dello spirito sulle incongruenze delle leggi umane o delle patologie.

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Ma l’umanità riesce a guardare oltre. Beatrice morì prematuramente quando Dante era giovanissimo, ma divenne il simbolo della Grazia celeste; Norma, come Butterfly, va incontro alla morte certa di trovarne consolazione in un’altra dimensione. I gran-di poeti e i grandi musicisti hanno trasferito l’umanità dal quotidiano, spesso doloroso, all’ideale di cui già in terra si intravvede il conforto.Nel 2015 l’appuntamento primaverile della Fon-canesa - con Daniela Schillaci e Manuela Cucuccio (soprani); José Maria Lo Monaco (mezzosoprano), Francesco Verna (baritono), Dario Russo (basso)- as-sunse il titolo canoro e geografico “Le Voci dell’Etna” in quanto il cast vocale era caratterizzato oltre che dall’eccellenza artistica, dalla sua appartenenza etnea, tutelata dal Cigno Vincenzo Bellini, nel teatro che glo-riosamente ne porta il nome. I brani sono stati segnati dalla creazione melodica di Bellini (la Sonnambula, la Norma), ma con inserti esotici: la Carmen di Bizet, la Lakmé di Delibes, delle quali la prima è ambientata nella Spagna ribelle e gitana e la seconda nell’India miste-riosa. L’esotismo romantico che poi sarebbe continuato con la Cina della Turandot e il Giappone della Butterfly, corrispondeva allo spirito innovatore dei Romantici che si sarebbe ulteriormente sviluppato nel XX secolo e ora domina l’inizio del XXI: ci commuoviamo per le storie ambientate nei luoghi che ci sono familia-ri, ma riconosciamo che l’umanità è tale in tutte le latitudini.

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Proprio il teatro massimo Bellini di Catania ha riproposto (con la sua valorosa orchestra che tradizionalmente accompagna le serate di gala Foncanesa) testi reconditi dell’orientalismo italiano come la Sakùntala di Alfano; proprio a Catania si ebbe una stagione futurista, nei primi decenni del Novecento, aperta alle suggestioni orientali di geishe e musmé. Del resto Catania, proprio all’inizio del Novecento Teatro Massimo Bellini - era il porto di partenza per le imprese coloniali verso Tripoli bel suol d’amore e verso l’Abissinia di Macallè. Si può discutere dei modi di queste operazioni, ma non va dimenticato che Verdi celebrò il canale di Suez con la sua Aida e che in Egitto nacque e fu educato il poeta Ungaretti assieme ad altri letterati che si sentivano italiani e animavano una vita intellettuale (ricca di romanzi e stampa periodica) ad Alessandria d’Egitto. Sottintesi storici e artistici della locandina che benissimo celebra la vocazione internazionale della Foncanesa.

Artisti di punta della serata il tenore Simone Alaimo e il soprano Desirée Rancatore in una temperie che in altri se-coli si sarebbe detta elegiaca: fatta di melodie carezzevoli ri-cavate dall’Elisir d’amore che è una piacevole commedia rusti-cana giocata sulla felicità che si può trovare nella quotidiani-tà se solo ci sapessimo accontentare di quel che ab-biamo e abbandonassimo la ricerca spasmodica della perfezione. Assieme alle pagine comiche donizettiane ci sono quelle altamente drammatiche della Lucia di Lammermoor e gli eroismi rivoluzionari del Bellini nei Puritani: esempi della vita eroica accanto a quelli del-la ordinaria esistenza. Il galà primaverile, nella locandina prezio-samente evocativa di danze austroungariche, di af-fascinanti fanciulle volteggianti con aitanti ufficiali ha avuto come protagonisti tre nomi amatissimi dal pub-blico: le voci di soprano di Daniela Schillaci e Manuela Cucuccio e la voce di ba-ritono di Francesco Verna, su un programma imperial-mente romantico di brani celeberrimi di Offenbach, Johann Strauss e Lehàr: in una parola la gioia di vive-re unita a melodie irresisti-bili con una orchestrazione spumeggiante e sicura (i professori di orchestra del Teatro Massimo di Catania sono stati applauditi dall’Europa all’Estremo Oriente). Il trionfo dell’ottimismo, cioè della carica vitale su cui i filosofi discutono, senza riuscire a trovarne la formu-la, ma che per fortuna si trasmette immediatamente quando gli artisti riescono a condensarla melodica-mente.

Non è un modo di dire. Gli anni in cui furono composti capolavori assoluti come la Vedova allegra Teatro Massimo Bellini - “I trent’anni della Foncanesa con le stelle della lirica e Orfeo agli Inferi, furono segnati da guerre atroci, da rivoluzioni efferate, da crolli di borsa (tra Austria e Germania) terribili, ma evidentemente l’arte ha la capacità di fare alzare lo sguardo dal contingente e guardare, e addirittura vivere , un ideale gioioso: il che, come stiamo indicando, è l’orgoglio più nobile dell’umanità di tutti i tempi. Protagonista la bellezza che l’anima umana riesce a percepire e che si tra-smette immediatamente, senza bisogno di commenti filologici e di introduzioni storiche. Artista di rilievo mondiale Mariella Devia attorniata dal contributo del tenore Stefan Pop dalle bellissime colorature del mez-zosoprano Chiara Amarù e del baritono Vincenzo Taormina. Il programma della serata si può considerare un florilegio delle pagine eccelse della musica romantica e decadente (prima cioè che l’arte occidentale imboccasse la strada del-lo strazio formale che evidentemente corrisponde a quella perdita di ideali o, peggio, alla perdita di fiducia nel domani che progressivamente ha oscurato i cieli della civiltà occidentale: “Nessun dorma” è il canto dell’amore che supera tutti gli ostacoli e lo capisce anche chi non avesse presenti le circostanze di quel canto, gli antefatti che toccarono i suoi creatori (il li-brettista Renato Simoni viveva un amore tenerissimo che egli stesso non voleva macchiare di alcuna taccia maliziosa)-.

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Tale è il canto belliniano di “Mira o Norma” che commosse anche il severissimo Giovanni Verga che non volle mai cedere, neanche nelle personali vicende, a pause di abbandono senti-mentale. Molto spesso fuori d’Italia vengono deformati i versi italiani, ma il loro conte-nuto lirico resta intatto: quella melodia è purissima, classica. Di Provenza il mare e il sol in-tenerisce anche chi neanche sa dove sia la Provenza e la confonde con la più celebre Fiorenza. Tenerezze sublimi: ma anche la gioia birichina e spiritosa come “Una voce poco fa” scritta da Rossini nel vigore dei verdi anni, e non abbandonata neanche nel declinare dell’età, quando la stessa spiritosa inven-zione rivolse anche al sommo Creatore che gli aveva regalato un spirito sbarazzino che restava tale anche quando affrontava temi sublimi.Un quinquennio denso di musica e di talenti melodici, ma che va assai al di là delle organizzazioni festivaliere, come abbiamo indicato discutendo degli spunti che la musica riesce a trasmettere senza bisogno di disquisizioni storiche.La FONCANESA ha un programma umano e scientifico di altissimo livello, di cui un aspetto è in via di realizzazione. La meravigliosa risorsa umana che ci fa superare la transitorietà dell’esistenza, è l’arte. Santella Massimino, (al cui nome sono intitolate le provvidenziali Case che hanno ospitato a oggi 50 mila degenti fuori sede e loro familiari) si avviava con passio-ne verso la ricerca scientifica universitaria. Aveva un nobile animo poetico. E scrisse delle liriche, toccanti, sulla propria esperienza e sulla Fede che la illuminava.

Chi ha avuto modo di leggerne alcune pagine è stato toccato dalla illuminante bellezza delle sue parole. In attesa che il libretto delle sue liriche estenda l’umano conforto a quanti ne hanno bisogno, riportiamo uno stralcio di un suo componimento: non si potrebbe dare sintesi più efficace, e più vera, delle nobili finalità della Foncanesa e della sua fraterna solidarietà connubio tra arte e fede, tra scienza e umana simpatia nel corso dei decenni si è sviluppato in altre occasioni che ormai vanno incluse nella sequela di se-rate festose affidate a maestri di riconosciuto valore.Tra queste spicca il “concerto di beneficenza” che ha avuto luogo il 29 gennaio del 2018 nella monu-mentale Badia di Sant’Agata, capolavoro del Barocco europeo, firmato dall’architetto Giovanbattista Vacca-rini. L’artistico contenitore corrisponde perfettamente al contenuto spirituale. Parole come Fede, anima, ele-vazione sovrumana oggi, nella forsennata corsa verso un materialismo sciatto, dissacratore e sfrenatamente materialista, si usano assai poco e metterle assieme può avere il sentore di una sfida.Lo è.

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Il Vaccarini era un architetto. Il suo scopo primario doveva essere creare spazi organizzati secondo le regole conquistate dall’arte umana fin dai tempi di Fidia e Iktinos. Lo spazio umano già dall’epoca del Partenone voleva esprimere l’aspirazione spirituale, tendere all’alto, indicare, per quanto riescono a imma-ginare le menti caduche, la bellezza assoluta e il som-mo bene. Così fece il Vaccarini (che era religioso) nel costruire la Badia il cui slancio aereo si può ammirare Teatro Massimo Bellini - “Un Palco all’Opera”2018 57Chiesa Monumentale della Badia - “Concerto Foncanesa in onore di Sant’Agata “2018 dall’interno alzando lo sguardo verso la volta e si può dominare dall’esterno aggirandosi attorno alla cupola. E così le statue (dell’interno e del fastigio esterno) in-dicano con linguaggio umano (di panneggio, di vigore sorretto dalla Fede) e ribadiscono gli argomenti umani e quelli soprannaturali.Giusto che lì le due componenti, spirituale e scien-tifica, che caratterizzano la Foncanesa, si incontras-sero e si rispecchiassero nel pubblico che vastissimo ha occupato tutti i posti disponibili. Dall’arcivescovo metropolita fino ai sostenitori della Foncanesa c’erano le eccellenze della fede, della scienza, e della solida-rietà che entrambe sostiene. Proprio come la elegante chiesa: che sembra una preghiera verso la dimensione eterna, senza mai diventare astratta speculazione te-osofica.

Vaccarini era religioso, ma viveva in una casa da lui stesso disegnata in quella che allora era la estre-ma periferia urbana, in vista del mare. L’umanità, mai sicura dai pericoli ( da una feritoia si poteva controlla-re l’avvicinarsi di eventuali malintenzionati) e la fede che tutti li risolve.Il programma musicale, ricchissimo, è stato diretto dal maestro Fabio Raciti, con una formazione orche-strale il cui primo violino era il maestro Vito Imperato. La corale di San Giorgio (diretta da Giovanni Rad-dino), accanto alle magistrali interpretazioni del so-prano Carmen Salamone, del mezzosoprano Patrizia Perricone e del baritono Salvo Todaro, assai cari agli intenditori delle scene liriche.I canti della fede si sono alternati con quelli del repertorio di capodanno: Valzer, la marcia di Radetzky accanto alle creazioni di Charpentier e Pergolesi. Proprio così: lo stesso Pergolesi, quando evocava le pagine più toccanti della liturgia sacra, non mancava di ispirarsi all’umanità popolare.

E quando il pubblico, secondo l’abitudine ormai invalsa, batteva le mani ritmicamente sule note turchesche della più celebre delle marce, nessuno pensava di battere le mani al maresciallo austriaco bastonatore dei Lombardi: era semplicemente la festa umana di chi assiste a una pa-rata dove le armi sono scariche e trilli e guizzi orche-strali non hanno nulla di battagliero. E’ stata la festa umana. Legata dall’afflato spirituale che caratterizza i programmi quotidiani, il lavoro (e l’impegno finanzia-rio) della Foncanesa. Un altro modo per ricordare le sue nobili finalità e la sua strumentazione quotidiana nella raccolta fondi.

Sergio Sciacca